Nella Scrittura, la prescienza di Dio (espressa dal termine greco proginōskō) non si riferisce mai alla previsione o alla consapevolezza anticipata delle decisioni o azioni umane, ma sempre al Suo amore eterno, alleanza e proposito sovrano rivolto a persone. Romani 8:29 dice:
“Poiché quelli che Egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati…”
La parola chiave è “quelli“. Paolo non dice che Dio ha predestinato coloro la cui fede, obbedienza o potenziale ha previsto; piuttosto, Egli ha preconosciuto persone, e su quella base (Cioè il Suo amore sovrano) li ha predestinati. Nei contesti redentivi, il “conoscere” di Dio include sempre l’idea di amore, relazione e proposito divino. Non è una semplice consapevolezza di fatti (cfr. Genesi 18:19; Amos 3:2). “Solo voi ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra,” dice Dio a Israele non perché ignorasse le altre nazioni, ma perché aveva posto su Israele il Suo amore di alleanza.
Questa comprensione diventa ancora più chiara in 1 Pietro 1:20, dove si dice che Cristo è stato “preconosciuto prima della fondazione del mondo.” Nessuno immagina che ciò significhi che il Padre abbia guardato nel futuro per vedere quali scelte Cristo avrebbe fatto, decidendo poi di inviarlo in base a quella previsione. Piuttosto, si parla del proposito eterno e dell’ordinazione amorevole dell’Eterno Figlio per redimere i peccatori. Lo stesso significato si applica ai credenti: essere preconosciuti significa essere amati in anticipo e preordinati alla grazia – non essere previsti come meritevoli di grazia. Quando gli arminiani affermano che l’elezione di Dio si basa sulla fede prevista, fraintendono la natura della prescienza divina e condizionano involontariamente l’amore di Dio all’azione umana, rendendo così la Sua grazia una risposta anziché un’iniziativa.
Questa visione compromette la presentazione biblica della libertà, dell’amore e della sovranità di Dio. Sposta la causa della salvezza dalla misericordia di Dio alla decisione dell’uomo, invertendo l’ordine di Romani 9:16:
“Così dunque non dipende da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.”
La vera prescienza biblica afferma che l’amore di Dio non è reattivo ma iniziativo, non guadagnato ma gratuito, non basato su condizioni in noi ma fluente dal Suo glorioso proposito e volontà.
“Noi lo amiamo, perché Egli ci ha amati per primo.” (1 Giovanni 4:19)
Il verbo greco *proginōskō* appare cinque volte nel Nuovo Testamento. Vediamole brevemente:
1. Romani 8:29 – “Poiché quelli che Egli ha preconosciuti […] li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo…” Qui si riferisce chiaramente a persone, non a eventi o azioni. È quelli (οὓς), non ciò che. L’idea non è che Dio abbia previsto qualcosa che avrebbero fatto (es. credere), ma che li ha conosciuti in senso amorevole e di alleanza esattamente come ha “conosciuto” Israele (cfr. Amos 3:2).
2. Romani 11:2 – “Dio non ha rigettato il suo popolo che ha preconosciuto.” Ancora una volta, si riferisce a un popolo, Israele, e richiama il linguaggio dell’amore elettivo di Dio nell’Antico Testamento. Come in Romani 8:29, è relazionale, non osservativo.
3. 1 Pietro 1:1–2 – “Eletti secondo la prescienza di Dio…[…]…eletti secondo la prescienza di Dio Padre…” Descrive persone scelte in conformità alla prescienza di Dio non alla fede prevista o all’obbedienza futura. Parallelo a Romani 8:29, riguarda l’iniziativa di Dio, non dell’uomo.
4. 1Pietro 1:20 – “preconosciuto prima della fondazione del mondo…” Riguarda Cristo, che fu preconosciuto (*proegnōsmenou*) prima della creazione. Mostra chiaramente che la prescienza non significa apprendere azioni future. Dio non ha semplicemente previsto che Cristo avrebbe scelto di venire lo ha designato come Redentore.
5. Atti 26:5 – “Mi hanno conosciuto fin dal principio…” Qui Paolo parla della prescienza umana (non di Dio), e significa “conoscere in anticipo” per esperienza. Ma riguarda la conoscenza delle persone, non di Dio—quindi non contraddice il punto teologico.
Possiamo quindi affermare con sicurezza che:
– Proginōskō non è mai usato per la conoscenza di Dio riguardo eventi, fatti o decisioni.
– È sempre usato in riferimento a persone, e sempre in un contesto redentivo o di alleanza.
– Implica amore anticipato o affetto posto su qualcuno, non semplice consapevolezza di dati.




