Ricordati che eri senza speranza (Efesini 5:11-13)

Ricordati che eri senza speranza! Non puoi vivere una sana vita pratica dentro alle tue mura di casa, nel rapporto con i tuoi figli, con il tuo partner, con te stesso/a, se non ricordi che un giorno eri senza speranza.

 

Perciò, ricordatevi che un tempo voi, stranieri di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono nella carne per mano d’uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. (Efesini 2:11-13)

 

E’ facile saltare alle conclusioni e arrivare al famoso v.13:”voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati”, senza considerare i due imperativi del v.11 e 12. Questo è il tipo di conclusione affrettata che ha trascinato questi credenti nel baratro della tiepidezza (lasciandoci qui a chiederci cosa è andato storto). Si sono incamminati a loro insaputa verso un cammino che li ha portati a perdere il primo amore, a vedere sepolta ogni speranza di gioia, a percepire la fede in Gesù Cristo solo come una bella favola, però improduttiva nella loro vita di tutti i giorni.

Oggi rivolgo a noi le stesse riflessioni: preghiamo, si, ma perché ci capita di farlo con così poco fervore? Perché ci capita di cantare con il cuore e le espressioni così vuote? Perché così pochi cuori si spezzano per le persone perdute che li circondano? Perché non riusciamo a dire spontaneamente e ripetutamente: “La cosa più bella del mondo è essere stato salvato/a”? Perché l’esperienza della salvezza non è più come la prima mattina di vacanza? Perché l’amore per Gesù si è raffreddato? 

Una delle ragioni è questa: Non puoi tenere alimentata la tua fede se mandi in cortocircuito ciò che Dio ha fatto in Efesini 2:11-12. Parte dell’elemento riscaldante di Dio per intensificare il nostro affetto e approfondire la nostra devozione è appunto il comando: “Ricordati! Ricorda! Ricorda che eri senza speranza!”. La dottrina da considerare, dunque, è questa: È di grande utilità spirituale ricordare la condizione di disperazione in cui eravamo e saremmo ancora senza la salvezza per sola grazia attraverso Gesù Cristo. Per rendere la dottrina chiara e utile, le domande a cui risponderemo sono 3: 

1) Cosa devo ricordare?

2) Come devo ricordare?

3) Perché questo ricordo è così benefico?

 

1) Che cosa devo ricordare?

Innanzitutto, cosa ci insegna il testo a ricordare, v.11-12?“Ricordatevi che (prima che Cristo vi avvicinasse con la sua morte sulla croce) eravate separati da Cristo, estranei alla comunità d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo”. 

Per me, gentile di nascita, straniero, incirconciso, la cosa più preziosa di tutte è essere stato salvato, unito a Cristo e diventare erede della gloria promessa nell’AT. Sono entusiasta che il destino del vero Israele sia ora anche il mio destino e che tutte le promesse fatte a loro, siano oggi anche le mie promesse. Mi nutro giorno dopo giorno di questa eredità che mi attende. Come i figli di Israele, vivo in attesa del mio Messia, del suo ritorno, e dell’instaurazione del suo regno glorioso. 

Quindi devo fare come dice il testo: ricordarmi continuamente, ricordare, ricordare che un tempo non ero unito a Cristo, ma tagliato fuori da lui per ignoranza e incredulità. Una volta non ero un concittadino del suo popolo, ma estraneo alla comunità. Una volta non ero un erede delle promesse, ma un estraneo a tutte le alleanze di Dio. E quindi ero completamente senza Dio e senza speranza. In altre parole, Paolo sta dicendo: che dobbiamo ricordare da cosa siamo stati salvati. Dobbiamo ricordare la nostra condizione prima quando eravamo senza Cristo.

Se, come me, avete confidato in Cristo come salvatore quando eravate molto giovani, potreste essere tentati di dire qui: “Non ho molto da ricordare, non ho una grande storia di conversione”. Non credo che Paolo abbia scritto questo testo solo per persone con storie di conversione drammatiche. Lo scrive per tutti i gentili, cioè per noi, per esortarci a riflettere su quale sarebbe la nostra condizione se non fosse stato per il mistero di Cristo che ci ha reso destinatari  del suo amore. E la situazione è semplicemente e terribilmente quella di essere, come dice il v.12 senza Cristo e senza Dio e, quindi, senza speranza:

Ma cosa significa essere “senza Dio”? Questa frase viene dopo l’affermazione che eravamo estranei ai patti della promessa. Pertanto, essere “senza Dio” significa essere lontano dalla sua presenza:

Stabilirò il mio patto fra me e te e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto eterno per il quale io sarò il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. (Genesi 17:7)

essere “senza Dio” significa essere fuori da questo patto di amore. Dio promette di essere per sempre con Abramo e la sua discendenza

 

E in Geremia 31:33 il Signore dice,

«ma questo è il patto che farò con la casa d’Israele, dopo quei giorni», dice il SIGNORE: «io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo.

 

Come ricorderete dallo studio delle alleanze che abbiao fatto nella nostra ultima serie “Il Dio che è presente”, quando Dio dice che sarà il loro Dio, significa che sarà per loro e non contro di loro. Significa che saranno i beneficiari di tutto ciò che un Dio infinitamente potente e amorevole può dare. Questo include la giustificazione (cioè il perdono dei peccati), l’operare di tutte le cose per il loro bene e il dono di una gloriosa vita eterna.

Pertanto, quando Paolo ci dice: “Ricordatevi che eravate senza Dio”, non intende solo dire: “Ricordatevi che un tempo vi mancava una qualche conoscenza di Dio”. Intendeva dire: “Ricordatevi che Dio un tempo non era il vostro Dio e che non lo sarebbe ancora, se non fosse stato per la sua grazia”. E se non era il nostro Dio, allora non era per noi, ma contro di noi; non era il nostro giustificatore, ma il nostro giudice; non la nostra vita eterna, ma la nostra dannazione eterna. 

Ed è proprio questo che Paolo vuole che ricordiamo oggi. Ricordate che, se non ci fosse Cristo, Dio onnipotente sarebbe contro di te; se non ci fosse Cristo, io e te. accumuleremmo ira per noi stessi nel giorno del giusto giudizio di Dio (Romani 2:4, 5; Efesini 2:3); se non ci fosse la misericordia gratuita e immeritata di Cristo, andremmo incontro a “pene eterne” (Matteo 25:46). O, come dice Paolo in una sola frase, saremmo completamente “senza speranza”.

Perciò, in risposta alla nostra prima domanda, che cosa dobbiamo ricordare? Risposta: dobbiamo ricordare la nostra miseria senza Dio così pure la sua bontà infinita rivelata in Gesù Cristo.

 

 

2) Come devo ricordare?

La seconda domanda è stata: come dobbiamo ricordare? Paolo non intende solo nel senso di “avere in mente”, essere consapevoli, ma lasciati afferrare! Lascia che il ricordo di quello che Dio ha fatto ti afferri, rapisca le tue emozioni, ti commuova. Senti il ricordo. Senti l’olezzo, tocca lo schifo da cui sei stato/a salvato/a. Un semplice ricordo intellettuale dei fatti non sarà di alcun beneficio spirituale se questo non muove il tuo cuore. Infatti il nostro più grande problema è che siamo perfettamente in grado di elencare da cosa sono stati salvati, ma molto spesso tale ricordo non ci commuove. Perde di consistenza, diventa impercettibile. 

È come essere al circo assieme alla donna che gira sulla ruota mentre il compagno le lancia i coltelli intorno. Se le chiedi: “sei sei felice di essere ancora viva?”, lei risponde: ”È solo un trucco. I coltelli escono dalla ruota. Cosa c’è da emozionarsi? È solo una finta minaccia”. Per noi è lo stesso: se ricordiamo la nostra condizione senza Cristo, spesso la ricordiamo come una finta minaccia. Non c’è più l’orrore della realtà da cui sono stati salvati. 

Quindi come possiamo interiorizzare? 3 semplici mezzi pratici:

 

1) Prega: Prega che Dio renda il tuo cuore morbido e sensibile; che ti conceda la grazia di lasciarti commuovere dalla verità. Anche per questo serve tempo. 

2) Rifletti sulla realtà della tua situazione senza Cristo: colpa non sanata, esistenza senza senso, giustizia onnipotente contro di voi e punizione eterna all’inferno. Mettete le Scritture davanti a voi e non saltate nessun versetto. Ricava tempo per meditare, leggere e studiare. Il passaggio è questo: Dagli occhi, alla mente, al cuore. Pensa. Datti tempo per riflettere, per far sedimentare i pensieri. Dedica tempo a stare con il Signore. Più conosci Lui, più la tua visione di Lui è alta, più conoscerai te stesso e avrai una visione più bilanciata di te.

3) Osserva il mondo intorno a te: la miseria del mondo, la sofferenza fisica delle malattie, delle guerre, delle mutilazioni, la sofferenza emotiva della depressione e di ogni sorta di ritardo, disturbo e anormalità, e la malvagità morale dei peccatori incalliti – mentre vedi tutto questo, ricorda a te stesso/a: “Io non sono qui, solamente per la grazia assolutamente gratuita e immeritata di Dio”. Non voglio dire che le persone che soffrono siano prive di grazia. Voglio solo dire che tutta la miseria e la corruzione che vediamo dovrebbe ricordarci che la nostra condizione senza Cristo sarebbe alla fine peggiore di tutte.

Dio ci ha dato la preghiera, le Scritture, le illustrazioni viventi della miseria per farci ricordare e sentire quanto sarebbe orribile avere Dio contro di noi e nessuna speranza per sempre.

 

3) Perché questo ricordo è così benefico?

E questo ci porta alla nostra domanda finale. Perché ricordare, è così benefico? Perché richiamare alla mente e sentire la nostra condizione senza Cristo è un esercizio spirituale così importante e prezioso? Citerò solo 3 dei benefici. 

1) Ricordare i giorni della nostra disperazione ci impedisce di vantarci della nostra novità redenta e ci aiuta a confidare che Dio Signore può far sorgere cose meravigliose dalla catastrofe della nostra vita. In Ezechiele 16 Dio raffigura Israele come un bambino gettato a morire che egli trova, alleva, sposa e adorna di splendore. È un’immagine di ciò che Dio fa con ognuno di noi che confida in lui. Ascoltate. Versetto 6:

Io ti passai accanto, vidi che ti dibattevi nel sangue e ti dissi: ‘Vivi, tu che sei nel sangue!’ Ti ripetei: ‘Vivi, tu che sei nel sangue!’ Io ti farò moltiplicare per miriadi, come il germoglio dei campi. Tu ti sviluppasti, crescesti, giungesti al colmo della bellezza, il tuo seno si formò, la tua capigliatura crebbe abbondante, ma tu eri nuda e scoperta. Io ti passai accanto, ti guardai, ed ecco, il tuo tempo era giunto: il tempo degli amori; io stesi su di te il lembo della mia veste e coprii la tua nudità; ti feci un giuramento, entrai in un patto con te”, dice il Signore, DIO, “e tu fosti mia. Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue che avevi addosso e ti unsi con olio. Ti misi delle vesti ricamate, dei calzari di pelle di delfino, ti cinsi il capo di lino fino, ti ricoprii di seta. (Ezechiele 6:6-10)

[…]  13 Così fosti adorna d’oro e d’argento; fosti vestita di lino fino, di seta e di ricami; tu mangiasti fior di farina, miele e olio; diventasti bellissima e giungesti fino a regnare.  14 La tua fama si sparse fra le nazioni, per la tua bellezza; essa infatti era perfetta, perché io ti avevo rivestita della mia magnificenza”, dice il Signore, DIO. 15 Ma tu, inebriata della tua bellezza, ti prostituisti sfruttando la tua fama e offrendoti a ogni passante, a chi voleva

[…] 22 In mezzo a tutte le tue abominazioni e alle tue prostituzioni, non ti sei ricordata dei giorni della tua giovinezza, quando eri nuda, scoperta, e ti dibattevi nel sangue.

Il privilegio e la bellezza dell’essere redenti rischia sempre di diventare presunzione e orgoglio. Ma ricordare la nostra condizione al di fuori di Cristo è una preziosa prevenzione da tale orgoglio. Usiamolo!

 

2) Il secondo beneficio di questo ricordo è che ci fa apprezzare di più il nostro perdono. Ci fa amare Cristo più intensamente. Ci fa sentire la meraviglia della giustificazione degli empi per fede. Ricordate cosa accadde quando Gesù andò a mangiare con Simone il fariseo (Luca 7:36)? Una prostituta, che aveva trovato in Gesù un perdono e una purificazione inaspettati, entrò e “piangendo cominciò a bagnargli i piedi con le sue lacrime, li asciugò con i capelli del suo capo, gli baciò i piedi e li unse con l’unguento”. Il fariseo obiettò e Gesù gli raccontò una parabola: “Un certo creditore aveva due debitori; uno doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non potendo pagare, li perdonò entrambi. Ora chi di loro lo amerà di più?”. Simone risponde correttamente, quello che doveva di più, e Gesù dice semplicemente: “Ecco perché la prostituta si commuove fino alle lacrime e tu no: a chi è perdonato poco, amerà poco”.

Ora Gesù non intende dire che Simone il fariseo non sia colpevole dei suoi gravi peccati. Intende dire che se siamo consapevoli della gravità del nostro peccato, se ricordiamo quanto sarebbe terribile la nostra condizione senza di lui, ci commuoviamo. Lo avremmo a cuore. Le parole di affetto verso Cristo non ci rimarrebbero in gola come una lingua straniera. Non canteremmo con il volto vuoto. Non pregheremmo con meccanica routine, se ricordassimo e sentissimo la miseria della situazione da cui siamo stati salvati a prescindere da ogni nostro merito. Se sentite di essere perdonati poco, amerete poco. Ricordare è un grande beneficio spirituale perché ci aiuterà a custodire più profondamente il perdono che abbiamo ricevuto. 

3) Ci aiuta a esaltare la giustizia di Dio come il grande fondamento della nostra salvezza e speranza. Questo beneficio è illustrato in Ezechiele 20:42-44. Se avete mai conosciuto il mix tra gioia e vergogna quando qualcuno vi perdona e vi tratta con gentilezza nonostante il vostro peccato, allora questo testo potrebbe non sembrarvi così strano. È una promessa di salvezza per Israele, ma non senza il ricordo del peccato.

 

voi conoscerete che io sono il SIGNORE, quando vi avrò condotti nella terra d’Israele, paese che giurai di dare ai vostri padri. Là vi ricorderete della vostra condotta e di tutte le azioni con le quali vi siete contaminati; sarete disgustati di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse; conoscerete che io sono il SIGNORE, quando avrò agito con voi per amor del mio nome e non secondo la vostra condotta malvagia, né secondo le vostre azioni corrotte, o casa d’Israele!”, dice il Signore, DIO

 

Le due cose vanno di pari passo: il disprezzo della nostra persona e l’esaltazione di Dio che fa tutto per amore. Voglio che siamo un popolo totalmente, completamente, radicalmente centrato su Dio, purificato da ogni vanto in noi stessi e infiammato da un amore ardente per Gesù Cristo che ci ha amati e ha dato se stesso per noi.

Perciò vi scongiuro: “ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo”.

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