Romani 3 – Rallegrarsi nella giustizia di Dio

epistola ai romani
by Daniele Rebecchi
07.03.2022

La volta scorsa abbiamo ascoltato le rispose di Paolo ad alcune domande davvero difficili: Se Dio abbandona i peccatori impenitenti e ostinati nei propri vizi (cap.1), secondo quale principio lo fa? Quali conseguenze genera un’autentica comprensione della Sua giustizia? Cosa dovrà emergere dalla vita di colui o colei che l’avranno interiorizzata? Le risposte sono state abbastanza chiare: innanzitutto mai presumere che conoscere la legge di Dio e avere un atteggiamento cristiano, ci assicurino un posto in cielo: queste cose Paolo le chiama come false sicurezze che invece di proteggere, rendono tutti inescusabili.

E questo è importante che lo capiamo perché troppo spesso viviamo in dinamiche che finiscono per illuderci piuttosto che portarci sulla strada giusta. Non è la fede dei nostri genitori o dei nostri amici o il servizio in chiesa ad assicurarci la vita eterna, ma è la giustizia esclusiva DI DIO, attuata per mezzo di Gesù Cristo nostro salvatore!

Ora in questo capitolo Paolo risponde ad un’altra domanda importante: se Dio abbandona i peccatori incalliti (e lo fa secondo una giustizia infinitamente più santa e pervasiva della nostra), com’è possibile essere resi giusti? 

Come vedremo, Paolo risponderà in questo modo: innanzitutto sgombra il campo dalla falsa credenza che tra AT e NT c’è una giustizia diversa (v.1-8). Il Signore si è sempre comportato coerentemente. Poi ricorda qual è il vero problema (v.9-20) ovvero che il peccato inchioda OGNI uomo/donna davanti ai propri fallimenti. Infine considera 10 motivi di gioia nella giustizia di Dio e i suoi propositi di amore (v.21-31).

 

Tre false obiezioni

1 Qual è dunque il vantaggio del Giudeo? Qual è l’utilità della circoncisione? 2 Grande in ogni senso. Prima di tutto, perché a loro furono affidate le rivelazioni di Dio. 3 Che vuol dire infatti se alcuni sono stati increduli? La loro incredulità annullerà la fedeltà di Dio? 4 No di certo! Anzi, sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo, com’è scritto: «Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato». 5 Ma se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che diremo? Che Dio è ingiusto quando dà corso alla sua ira? (Parlo alla maniera degli uomini.) 6 No di certo! Perché, altrimenti, come potrà Dio giudicare il mondo? 7 Ma se per la mia menzogna la verità di Dio sovrabbonda a sua gloria, perché sono ancora giudicato come peccatore? 8 Perché non «facciamo il male affinché ne venga il bene», come da taluni siamo calunniosamente accusati di dire? La condanna di costoro è giusta.

Vedete le domande ai v.1,3,5,7,8? Sembra che il NT offra un racconto della giustizia di Dio diversa da quella dell’AT: perché il Signore ha suscitato Israele o ha impartito delle leggi sociali e religiose così particolari? Perché ha dato corso alla sua ira se è stato Lui a generare quel popolo?

Importante entrare dentro al cuore della questione. Innanzi tutto perché sono domande che moltissimi cristiani e giudei nel mondo si fanno, e poi perché sono una rampa di lancio verso una comprensione più serena della meravigliosa giustizia di Dio! v.1, se l’eredità giudaica, la conoscenza e l’insegnamento della legge mosaica, l’adesione ai riti come la circoncisione, non hanno la capacità di rendere giusto un ipotetico Ebreo davanti a Dio, c’è chiedersi, qual è il vantaggio dell’essere Giudeo o l’utilità della circoncisione? Perché Dio si è affaticato nel dare la legge e crearsi un popolo?

Romani 2:17-29 da già una prima risposta: la questione non sta nei segni esteriori compiuti nella carne (come la circoncisione), ma nell’opera interiore della giustizia di Dio. Occorre che essa sia interiorizzata, o meglio, scritta nel cuore! Il vero giudeo dell’epoca o un vero cristiano oggi, vive il rapporto con il Signore non sulla base di “compiti da svolgere”, ma in funzione di ciò che è accaduto dentro di Lui. 

Ma qui al v.2 Paolo è più pragmatico: essere ebreo o circonciso certamente non dà alcuna possibilità di salvezza, tuttavia non bisogna dimenticare i privilegi che Israele ebbe rispetto agli altri popoli. Infatti a loro furono affidate le rivelazioni di Dio. Cosa sono le rivelazioni di Dio? William Cowper, il noto poeta e compositore inglese del ‘700 le riassunse così: 

Essi [ndr. cioè i giudei], soltanto, in tutta l’umanità, ricevettero la trascrizione del Pensiero Eterno; a loro furono affidate le sue stessi leggi incise poi nella pietra, ed essi furono costituiti come guardiani della sua causa nel mondo; di loro furono i profeti, di loro fu la chiamata al sacerdozio, e di loro, per nascita umana, fu il salvatore di tutti noi!

Questi sono i motivi per cui considerare il popolo d’Israele unico! Ma questo non significa che i propositi salvifici di Dio miravano alla discendenza fisica o etnica di Abraamo! Infatti senza un autentico ravvedimento e una fede sincera fede tutto questo è impossibile. Isaia 55:6-7 lo dice chiaramente:

Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al SIGNORE che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare.

Questo è ciò che è sempre stato nella mente del Signore. Certamente il Signore ha pietà e non si stanca di perdonare. Ma il ravvedimento è indispensabile! Il cambio di rotta (che parte da una disposizione interna) deve manifestarsi! 

Al v.3 abbiamo un’altra domanda:Se Dio ha dato questi grandi privilegi a Israele, perché alcuni di loro furono increduli? La loro incredulità evidenzia la mancanza di fedeltà nel Signore2° Risposta: certamente no! Se le benedizioni non si sono concretizzate la ragione stava proprio nell’incredulità del popolo! Non in Dio! Erano loro a doversi ravvedere! Erano loro che dovevano cambiare cuore e tornare a Lui! 

Vediamo le dinamiche di queste obiezioni? La prima: “Paolo tu stai attaccando il popolo di Dio”. Risposta: assolutamente no! Poiché grandi sono i privilegi che Dio ha accordato a Israele nella storia. La seconda: “Paolo tu attacchi le promesse di Dio”. Risposta: certamente no! Dio è fedele, veritiero e giusto! L’incredulità di una persona non può essere addebitata a Dio! 

E ora veniamo alla terza obiezione (v.5-8): “Paolo tu stai attaccando la giustizia di Dio. Stai dicendo che Dio si serve del peccato delle persone per glorificare sé stesso. Stai mettendo in discussione la natura pura e giusta di Dio. Non solo, ma se l’ingiustizia dell’uomo fa risaltare la giustizia di Dio, che diremo del giudizio di Dio? E’ forse ingiusto quando da corso alla sua ira?” Questa è la domanda più perniciosa, ma assolutamente rilevante! Ma la risposta è sempre no! Ovviamente Dio non incoraggia né passa sopra il peccato per glorificare sé stesso (perché altrimenti come potrà giudicare il mondo).  Non è possibile pensare per un solo istante che una persona più è malvagia, più glorifica Dio; più è infedele, più mette in risalto la sua fedeltà; più mente, più esalta la sua veridicità!

Questi tre risposte ci offrono un motivo per chiederci qual è il nostro rapporto con Lui. Qual è il nostro rapporto con il peccato? Come si sta delineando la nostra convivenza con esso? Ci sono tracce di persistenza nel peccato o, peggio ancora, di impenitenza? Ci sono evidenze di autentici cambiamenti nella tua vita? O piuttosto vedi situazioni sbagliate che perdurano nel tempo? 

Essere cristiani significa mai presumere che, facendo il male, ne verrà il bene. Anzi come dice il v.8, un vero cristiano sa che coloro che la pensano così saranno condannati. Un vero cristiano non guarderà mai alla morte di Cristo come un’occasione per fare quello che vogliamo. Paolo lo dice chiaramente in Tito 2:11-12: Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo. La grazia salvifica di Dio fiorisce in una vita nuova e diametralmente opposta a quella di prima. Ci istruisce e ci guida verso una vita nuova, rinnovata, motivata dall’opera di Cristo! Immaginiamoci di essere dei carcerati della peggior specie. Gente giustamente reclusa che gode nel vivere in mezzo a quello squallore di vita perché non conosce altro. Immaginiamoci che un giorno si presenti davanti alla nostra cella l’avvocato con in mano le chiavi per aprirla. Molti vedono in Gesù solo Colui che ha queste chiavi ma non le usa fin tanto che non glielo chiediamo. O fin tanto che non allunghiamo la nostra mano per prenderle! Ma Paolo dice, assolutamente no! E poco più avanti, al v.14, sottolinea: Lui è venuto proprio per riscattarci (cioè liberarci) da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone! La sua morte non è ipotetica, possibile o disponibile, ma è concreta, reale e assolutamente efficace, pienamente sufficiente, potente e sovrana nel cambiare la vita di una persona! 

Perciò è importante chiederci se abbiamo evidenze di un reale cambiamento dopo che abbiamo conosciuto Gesù? In che modo le prospettive, le priorità, l’amore e il desiderio per Lui sono aumentate sempre di più? Certamente le cadute fanno parte del nostro cammino, ma certamente Gesù non ha dato la sua vita per noi per vedere rimpiangere il giorno in cui l’ha fatto!

Che il Signore ci aiuti a considerare veramente l’importanza della chiamata che ci ha rivolto! Una chiamata a salvezza che si rifletterà sempre sulla condotta e sulle prospettive di vita e che non penserà mai che ciò ci darà il diritto di vivere con licenziosità!

Questo dunque è il primo punto: 3 false obiezioni. L’apostolo è ben consapevole della nostra tendenza a negare o sottovalutare le proprie problematicità; ora però fa un passo in più e mette in luce la testimonianza delle scritture. I prossimi versetti riassumono chiaramente il pensiero di Dio sulle persone nel mondo. 

 

Un verdetto tremendo (v.9-20)

9 Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No affatto! Perché abbiamo già dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sottoposti al peccato, 10 com’è scritto: «Non c’è nessun giusto, neppure uno. 11 Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. 12 Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno». 13 «La loro gola è un sepolcro aperto; con le loro lingue hanno tramato frode». «Sotto le loro labbra c’è un veleno di serpenti». 14 «La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza». 15 «I loro piedi sono veloci a spargere il sangue. 16 Rovina e calamità sono sul loro cammino 17 e non conoscono la via della pace». 18 «Non c’è timor di Dio davanti ai loro occhi». 19 Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio; 20 perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà la conoscenza del peccato.

 

Che diremo dunque? Siamo forse superiori agli altri gruppi di persone? Siamo stati salvati perché la nostra natura è più nobile? Risposta: assolutamente no! Perché […] TUTTI […] sono sottoposti al peccato!

v.10-18 TUTTI sono universalmente malvagi, spiritualmente ignoranti, ribelli, sviati, spiritualmente inutili, e corrotti moralmente. Nessuno si salva. L’atto d’accusa verso OGNI categoria di persona è devastante! Il verdetto di Dio nei confronti dell’intera umanità non lascia scampo! Siamo tutti colpevoli! E come se non bastasse la legge di Dio è lì per confermare tutto ciò: v.20, la legge dà la conoscenza del peccato. Cioè lo rivela, ne chiarisce la problematicità.

Quindi se tutto il mondo da est a ovest da nord a sud si trova in un mare di problemi, quale speranza ci potrà mai essere al problema del peccato? Forse che un uomo o una donna hanno la soluzione? Forse che una buona persona con un buon modo di fare possa ottenere qualche risultato? Poveri noi se lo pensiamo veramente! La parola è chiara. Abbiamo bisogno di una speranza che viene da altro. 

Queste parole ci mettono in guardia dal nutrire anche un grammo di fiducia nelle capacità in noi stessi. Cosa possiamo aspettarci di buono da noi, dagli altri, dal mondo? Nulla! Abbiamo dunque visto 3 false obiezioni (v.1-8); 1 verdetto (anticipato già nelle antiche scritture al Salmo 14:1-3 e in Ecclesiaste 7:20) che inchioda ogni persona davanti alle proprie responsabilità davanti a Dio (v.9-20); E infine 10 motivi per cui ritenere la giustizia di Dio la fonte di ogni gioia e speranza. 

 

10 motivi per cui rallegrarsi nella giustizia di Dio (v.21-31)

21 Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: 22 vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono – infatti non c’è distinzione: 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio – 24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. 25 Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, 26 al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù. 27 Dov’è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; 28 poiché riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge. 29 Dio è forse soltanto il Dio dei Giudei? Non è egli anche il Dio degli altri popoli? Certo, è anche il Dio degli altri popoli, 30 poiché c’è un solo Dio, il quale giustificherà il circonciso per fede, e l’incirconciso ugualmente per mezzo della fede. 31 Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge.

Come è dunque possibile essere giusti davanti a Dio? Come fa un mortale ad essere giusto davanti a Dio? (Giobbe 9:20) Questa è la domanda iniziale e lo stesso quesito se lo pose Giobbe, un uomo decritto come integro e retto, che temeva Dio e fuggiva il male. Se pure un uomo come arrivò a chiederselo, significa che anche noi non possiamo esimerci dal riflettere profondamente su questa questione. Come possiamo noi, essere mortali, peccatori, falliti e depravati essere giusti davanti a Dio?

Romani 3 senza questi versetti ci consegnerebbe allo smarrimento e alla solitudine, al vuoto e alla mancanza di significato. Invece grazie a questi versetti capiamo che esiste una via che porta a Dio. L’uomo può sì diventare giusto davanti a Dio, ma non al di fuori dei termini stabiliti da Dio, perché la giustizia è compiuta in Cristo soltanto! Infatti, non a caso, i vangeli lo descrivono come Colui che è venuto dall’alto per portare la speranza della salvezza. Zaccaria adorò dicendo “grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l’Aurora dall’alto ci visiterà per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace” (Luca 1:78-79). L’aurora che splende su quelli persi nelle proprie tenebre di morte, viene dall’alto! Questa è la speranza del vangelo! Si può essere giusti grazie ai sentimenti di misericordia di Dio! Perciò, in questi ultimi minuti, guardiamo come Paolo fa emergere la bellezza della giustizia di Dio:

1) La giustizia di Dio ha Cristo nel suo cuore. Per guarire dalle depravazioni descritte in 3:9-20, il Signore ha provveduto la SUA propria giustizia, slegata dall’osservanza della legge (perché come abbiamo detto prima essa appunto non era uno strumento di salvezza, ma il mezzo attraverso cui Dio aiutava l’uomo a riconoscere il proprio peccato). Questo è il primo motivo che Paolo evidenzia al v.21a: la giustizia mediante la quale gli uomini possono essere resi giusti davanti a Dio, è stata manifestata, cioè resa evidente, portata alla luce grazie a Cristo!

2) La giustizia di Dio è fondata sulle scritture (v.21b, la legge e i profeti ne danno testimonianza). L’abbiamo visto prima. Paolo non si era inventato nulla, anzi esprimeva ciò che l’AT aveva chiaramente riportato. La legge e i profeti miravano al Messia promesso. Richiamavano l’attenzione su Colui che avrebbe compiuto in sé stesso i requisiti della giustizia di Dio. Perciò quando leggiamo la Bibbia, dall’AT al NT non abbiamo a che fare con un Dio indeciso, che cambia idea al passare del tempo. Ma il suo piano è sempre stato questo. Tutte le Scritture ci guidano all’incontro con Cristo. Ogni singola parola scritta è lì per ricondurci tra le sue braccia! E’ la testimonianza delle sue opere lungo la storia per aiutarci comprendere la profondità del suo amore e della sua grazia!

3) La giustizia di Dio è ottenibile per sola fede in Cristo. v.22a, perché fede in Lui e non in qualcun altro? Perché Lui è stato l’incarnazione stessa della giustizia di Dio, messa in luce da una vita condotta senza peccato e da una morte che ha sancito il trionfo sul peccato. La gioia della giustizia di Dio passa attraverso l’opera e la persona di Cristo. Passa attraverso il suo sangue versato per i tuoi peccati. Lui è l’Agnello che toglie i peccati del mondo, il cui sangue versato lava e ristabilisce pure il peggiore dei peccatori! 

4) La giustizia di Dio non fa differenze tra esseri umani. Non c’è distinzione fra coloro che sono salvati, perché non c’è nessuna distinzione fra coloro che sono perduti. Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. Questa è la meravigliosa affermazione di Romani v.22b-23.

5) La giustizia di Dio è data gratuitamente per mezzo della grazia. v.24a Dio giustifica non perché ci sia qualcosa di buono in noi. Ma perché è il suo dono. La salvezza è data completamente, sufficientemente, sovranamente, e gratuitamente per la sua grazia. Dio sa quanto tu sia ingiusto, peccatore, depravato e colpevole sotto ogni punto di vista! Ma per grazia viene nella persona del Figlio, toglie da te tutto questo fardello, ti ristabilisce e dichiara solennemente: sii giustificato!

6) La giustizia di Dio avviene mediante la redenzione in Gesù Cristo. Gesù è il mezzo della nostra liberazione! E’ lo strumento, il protagonista, l’autore, il prezzo. Se il tributo della nostra liberazione ha previsto il sacrificio della persona più preziosa in tutto l’universo, allora quanto dovevano essere tremendi e infernali i nostri peccati! Pensare a Lui che muore inchiodato su quella croce, contato tra i malfattori, circondato da angoscia, non PER te, ma a CAUSA tua, dovrebbe essere il motivo più grande non solo di gioia!

7) La giustizia di Dio ha prestabilito Cristo come lo strumento per placare la sua ira contro ogni ingiustizia! v.25a, la propiziazione che Gesù ci ha reso fu pagata con il suo prezioso sangue. Infatti è scritto: non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere […] , ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia (1Pietro 1:18-19).

8) La giustizia di Dio toglie ogni nostra presunzione. v.27, dov’è dunque il vanto? Esso è escluso! La giustizia di Dio toglie di mezzo ogni nostro contributo e volontà e alla fine non fa altro che glorificare Lui stesso.

9) La giustizia di Dio è universale. v.29, ogni uomo, donna, ragazzo o ragazza, può trovare speranza in questo dono meraviglioso che ha provveduto. Questo Dio può essere conosciuto da tutti. Lui soltanto può giustificare sia il circonciso che l’incirconciso. La chiamata alla fede in Cristo è sempre la stessa e non cambia! Egli non guarda il tuo conto in banca, o quello che puoi arrecargli. Non c’è nulla di noi che possa impressionarlo. Egli ti chiama a correre a Lui, così come sei. Chiunque tu sia e qualunque sia il tuo stato sociale.  

10) La giustizia di Dio conferma la legge. Guai a pensare che Paolo abbia in mente di avanzare un suo proprio pensiero sconnesso da ciò che le scritture hanno voluto trasmetterci. Ecco perché al v.31 dice che la legge è confermata! La croce di Gesù non solo NON annulla la legge ma la conferma in tutti i punti! 

La giustizia che Dio ha provveduto è questa: è indipendente dalla legge, si fonda sulle antiche scritture, si ottiene per sola fede, non fa discriminazioni, è data gratuitamente per mezzo della grazia, è compiuta per mezzo della redenzione, è stata pagata per mezzo del sacrificio espiatorio di Gesù, è proiettata esclusivamente a dare gloria a Dio, è universale e infine è coerente con ciò che esigeva la legge.

A questo punto dobbiamo chiederci come rispondere davanti a quest’opera imponente? Penso che le uniche risposte possibili siano 2.

Se ti stai accorgendo che ci sono tracce di vanto per una buona posizione sociale raggiunta, per un lavoro soddisfacente, una bella famiglia ecc, ricordati che tutto questo è spazzatura! Ricordati della storia di Giobbe che abbiamo citato all’inizio: lui probabilmente era il miglior uomo sulla terra in quegli anni. Non solo, era anche tremendamente ricco. La sua famiglia era invidiabile e la sua posizione sociale lo rendeva un uomo onorevole. Tuttavia pure lui si chiede come potrebbe il mortale essere giusto davanti a Dio? Come è possibile essere giusti se nemmeno le ricchezze e le apparenti benedizioni materiali non ci danno alcuna garanzia? Nulla di ciò che siamo o che abbiamo ci può procurare alcun beneficio se non è Cristo a venire verso di noi pieno di grazia e bontà. 

E lo stesso vale per te che magari stai facendo i conti con il peso dei sensi di colpa. Forse ti stai sentendo schiacciato/schiacciata dal ricordo dei tuoi sbagli e delle tue cadute. Ma ritorna con la mente alle parole che abbiamo appena letto. E’ tutta una questione di fede, non di sforzi. E’ tutta una questione di vedere nella sua dichiarazione di grazia il motivo per ricevere una nuova vita. Questa è la speranza della giustizia di Dio e Gesù ne è il cuore!

Quanti motivi per essergli grati! Ed è con questa nota di gioia e speranza nella giustizia di Dio, che voglio concludere con le parole dell’inno “Not What These Hands Have Done”, scritto da Horatius Bonar, un pastore e poeta scozzese del 1800: 

Ciò che le mie mani hanno fatto, non può salvare la mia anima colpevole. Ciò che la mia carne ingannevole ha generato non può rendere il mio spirito integro. Ciò che sento o faccio non può darmi pace con Dio. Tutte le mie preghiere, i miei sospiri e i pianti non possono portare il mio terribile peso. Solo la Tua grazia, o Dio, mi può parlare di perdono. Solo  la tua potenza, o Figlio di Dio, può spezzare questa dolorosa schiavitù. Nessun’altra opera all’infuori della tua, nessun altro sangue sarà accettato, nessuna forza tranne quella divina può portarmi in salvo.

Che il Signore vi benedica!

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