La chiesa

La prima volta che la parola chiesa viene menzionata nel Nuovo Testamento, proviene dalle labbra di Gesù. Ad un gruppo eterogeneo di apostoli, Egli dichiarò:

 

«Edificherò la mia chiesa e le porte del’Ades non la potranno vincere» (Matteo 16:18).

 

Vale la pena considerare alcune osservazioni sui commenti di Gesù.

  • In primo luogo, Gesù promise di edificare la Sua chiesa. Al suo livello più elementare, la chiesa rappresenta un raduno di peccatori redenti dal sangue di Gesù e che appartengono a Lui.

 

  • In secondo luogo, l’edificazione della chiesa è il piano di Dio, cristallizzato nel Grande Mandato, per la salvezza del Suo popolo nel corso della storia e in tutto il mondo.

 

  • In terzo luogo, la chiesa esisterà in mezzo a una malvagità inimmaginabile sia all’interno che all’esterno dei suoi confini. Tuttavia, nessun potere delle tenebre – eresia o inferno, morte o divisione, peccato o Satana – sarà in grado, alla fine, di sopraffarla. La vittoria finale è già stata assicurata alla chiesa di Cristo con la morte e la risurrezione di Gesù.

 

Dato che Gesù è il proprietario, il costruttore e il difensore della chiesa, ai seguaci di Cristo rimane una domanda fondamentale: quale dovrebbe essere il segno distintivo dei cristiani quando si riuniscono per adorare il Dio trino, svolgere le attività ministeriali quotidiane e impegnarsi nell’apologetica e nell’evangelizzazione? In poche parole, come dovremmo vivere come chiesa di Cristo? Una risposta si trova nel discorso nell’Ultima Cena riportato nel Vangelo di Giovanni. Subito dopo che Giuda se ne andò per tradirlo, Gesù rivolse un’esortazione ai suoi discepoli sconvolti per prepararli alla sua crocifissione: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Giovanni 13:34-35). Per superare un mondo devastato dal tradimento e dalla morte, Gesù esorta i suoi  ad amarsi gli uni gli altri.

 

A prima vista, l’invito all’amore di Gesù può sembrare vuoto. Ai nostri giorni, l’amore è onnipresente ma impotente. Purtroppo, molti pensano all’amore in termini di gratificazione personale piuttosto che di sacrificio di sé. Per loro, l’amore è solo un sentimento che deve essere coccolato e assecondato. Di conseguenza, nella nostra cultura l’amore è una merce da usare, non un impegno da coltivare. Per Cristo, invece, l’amore è più di un capriccioso batticuore.

In un certo senso, non c’è nulla di nuovo nel comandamento di Gesù. Già nel Levitico 19:18, il popolo di Dio era stato istruito ad amare il proprio prossimo. Ciò che è nuovo non è il principio, ma il paradigma. Dobbiamo amarci gli uni gli altri, dice Gesù, «come io ho amato voi». L’amore sacrificale di Cristo manifestato sulla croce è lo standard con cui dobbiamo amarci gli uni gli altri. Questo non significa che dobbiamo essere letteralmente crocifissi per amare i nostri fratelli e sorelle in Cristo. Ma significa che dobbiamo considerare i loro interessi al di sopra dei nostri (Filippesi 2:3-8). Nella misura in cui l’amore incentrato su Cristo definisce le nostre chiese, il mondo che ci osserva misurerà la credibilità della nostra testimonianza. Non solo, Gesù afferma inoltre che il mondo giudicherà la veridicità del Vangelo in base al nostro amore reciproco (Giovanni 17:20-23). Se il nuovo comandamento di Gesù racchiude le nostre istruzioni, allora anche il contrario delle sue parole è vero. Il nostro fallimento nell’amare avrà un impatto diretto sulle nostre congregazioni. Se non mostriamo l’amore di Cristo gli uni agli altri, il mondo non saprà che siamo suoi discepoli e, cosa ancora più grave, non conoscerà l’amore di Dio nel Vangelo. Come ha giustamente sostenuto il defunto Francis Schaeffer, l’amore osservabile e cristiano è l’apologetica finale. Se parliamo le lingue degli uomini e degli apologeti, ma non abbiamo amore, le nostre chiese suoneranno come bronzi che risuonano e cembali che tintinnano (1 Corinzi 13:1). Senza l’amore di Cristo, perché il mondo dovrebbe ascoltare la testimonianza della chiesa?

L’amore è il grande segno distintivo della chiesa. Il nostro amore reciproco dimostra che siamo discepoli di Cristo e mostra al mondo l’amore di Dio in Cristo. Sebbene la fede cristiana sia oggettivamente vera indipendentemente da quanto bene seguiamo il comando di Cristo, dovremmo ricordare che il mondo spesso misura le affermazioni di verità del cristianesimo in base alla vita dei cristiani professanti. Quando non riusciamo ad amare (e ci succederà), dobbiamo anche ricordare che Cristo non edifica la Sua chiesa grazie a noi, ma malgrado noi e persino attraverso di noi. La grande testimonianza della chiesa è che «Dio ha dimostrato il suo amore per noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Romani 5:8). Se questo è vero (e lo è), forse una domanda migliore da porci è: come dovremmo amare?

 

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