A Giobbe si sono appena aperti gli occhi sull’imminente battaglia con un male soprannaturale che riesce a malapena a immaginare. A differenza della sua prima risposta (Giobbe 40:3-5), Giobbe è ora ridotto al disprezzo di se stesso a causa delle critiche rivolte al suo Salvatore ed è completamente riconciliato con il modo in cui Dio amministrava la creazione prima della redenzione di tutte le cose (42:6). Inoltre, Giobbe viene vendicato davanti ai suoi amici per la sua fede imperfetta ma genuina in Dio durante la sua crisi (vv. 7-9). Poiché Giobbe ha risposto con fede e adorazione ai discorsi di Dio e ha dimostrato al di là di ogni dubbio di amare e di essere fedele a Dio solo per amore di Dio (1:9), Dio gli restituisce la pienezza della vita e della famiglia. La prova di Giobbe è stata inimmaginabilmente dolorosa, ma la sua vita si conclude con una benedizione (vv. 10-17).
La restaurazione spirituale di Giobbe (42:1-6)
Giobbe afferma che nessun proposito di Dio può essere vanificato (v. 2). In che modo gli scopi invincibili di Dio sono un immenso conforto per un uomo come Giobbe che ha perso così tanto?
v.5 Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto.“ Quali nuove conoscenze Giobbe ha acquisito sul carattere e sull’azione di Dio?
Il verbo tradotto “pentirsi” nel v.6 può essere tradotto anche con “sono confortato” (נָחַם – nacham). In che modo l’una o l’altra traduzione sono appropriate? Quali sono i motivi per cui Giobbe può esprimere sia il pentimento della sua protesta sia il suo profondo conforto con Dio e il mondo che Lui ha creato?
La rivendicazione di Giobbe davanti ai suoi amici (42:7-10)
v.7-8 Dopo le proteste e le parole oscure di Giobbe, è sorprendente che Dio dica, per due volte, che Giobbe ha parlato secondo la verità (v.7-8). Anche se questa non può essere un’approvazione totale riguardo a tutto ciò che Giobbe ha detto, in che modo Giobbe ha mostrato una fede in Dio più genuina e giusta di quella dei suoi amici?
Quando Dio ordina agli amici di portare degli animali per il sacrificio del loro peccato e a Giobbe di pregare per loro, in che modo Dio sta implicitamente contraddicendo la loro teologia folle? In che modo questo sarebbe stato una benedizione anche per Giobbe?
La restaurazione di Giobbe nella sua famiglia (42:10-17)
Nel passo finale del libro, abbiamo la sensazione che l’incubo sia finito, che Giobbe abbia superato la prova e che Satana abbia ritirato la sua obiezione alla fede di Giobbe. Dio, dopo aver riportato il suo servo a sé, restituisce a Giobbe le benedizioni che aveva perso.
La famiglia e gli altri amici di Giobbe vengono a confortarlo (v. 11), riuscendo dove i suoi tre amici avevano fallito. È sorprendente che non venga registrato alcun discorso, ma che vengano descritte azioni concrete. Che cosa fanno la famiglia e gli altri amici di Giobbe per lui? Perché questo sarebbe stato più confortante di tutti i discorsi dei suoi amici?
Approfondimenti teologici
LA FEDE DI GIOBBE. Quando Dio ha mostrato a Giobbe il mostro terrificante che conosce solo di nome e di fama, Giobbe avrebbe potuto rinnovare la sua protesta sostenendo che era ingiusto da parte di Dio permettere che questo grande essere malvagio continuasse a esistere. Invece, Giobbe fa il contrario: adora, completamente riconciliato, la decisione di Dio di permettere a questo male un’azione limitata per un tempo determinato. È “confortato” (v.11) anche se il Leviatano rimane l’essere vivente che terrorizza la creazione di Dio. Onorando la decisione di Dio di amministrare la creazione in questo modo particolare, Giobbe è in grado di entrare in una comunione più fiduciosa con Dio. Il suo discorso finale (v.2-6) lo mostra sopraffatto dal suo inarrestabile Salvatore, che è all’opera per guarire, salvare e restaurare in modi troppo profondi perché Giobbe possa comprenderli (vv. 2-3). Giobbe si relaziona con Dio sulla base della fede e viene trattato da Dio meglio di quanto meriti, poiché Dio lo riporta alla felice comunione con il suo Salvatore.
UN UOMO GIUSTO INTERCEDE PER I SUOI AGUZZINI. Il comando di Dio a Giobbe di pregare per i suoi aguzzini mostra la grazia di Dio in diversi modi. In primo luogo, sebbene Dio sia arrabbiato con gli amici di Giobbe, prende l’iniziativa di restituire loro il favore divino immeritato (lo stesso che avevano trascurato nei loro discorsi). In secondo luogo, Dio rompe la teologia degli amici di ottenere il favore di Dio attraverso l’auto-miglioramento religioso, ordinando il sacrificio di un sostituto e facendo dipendere il loro futuro dall’intercessione di un uomo che ritenevano inferiore a loro stessi. Quando Giobbe prega per i suoi amici, prefigura un uomo più giusto che intercede a favore dei suoi aguzzini come parte della grazia di Dio di riportare i peccatori a sé, nonostante la loro indegnità. Quell’uomo era Gesù, che sulla croce pregò per il perdono di coloro che lo avrebbero torturato e giustiziato (Luca 23:34).
ORA I MIEI OCCHI TI VEDONO. In 42:5 Giobbe paragona tutta la sua precedente conoscenza di Dio a semplici voci e dicerie. E’ completamente rapito dalla visione del suo Salvatore vittorioso. Questo non solo perché Dio si è reso visibile ma, nella sua adorazione, Giobbe ha accettato (e persino gioito) del modo in cui Dio governa la creazione, senza pretendere da Dio una sola spiegazione. Giobbe accetta la promessa di Dio che un giorno sconfiggerà questo male, anche se ora lo tiene entro certi limiti. Così facendo, Giobbe è in grado di vedere Dio come il Signore sovrano e non solo come un socio in affari con cui negoziare per una vita benedetta. Lo stesso vale per noi: accettando il controllo del Signore sul male e la sua eventuale sconfitta, lo vediamo come Dio e Signore in modo nuovo. Siamo liberati dal ridurlo a una divinità locale, un animale domestico che serve i nostri interessi. Insieme a Giobbe, diciamo: “Ora il mio occhio ti vede”.
LA RIVENDICAZIONE DI DIO NEI CONFRONTI DEI SUOI SERVI. Quando Dio permette che nella nostra vita ci sia una sofferenza simile a quella di Giobbe per un certo periodo – sofferenza inspiegabile e apparentemente inutile – è possibile che altri cristiani, con le migliori intenzioni, cerchino di aiutarci in modi che non fanno altro che aumentare il nostro dolore, come fecero gli amici di Giobbe. È anche probabile che diremo cose sciocche su Dio che ci faranno vergognare quando ci ristabilirà e ci consolerà. Il libro di Giobbe insegna che Dio è sorprendentemente gentile con noi quando lottiamo nella nostra fede, e vendica coloro che perseverano nel mantenere la fede con Dio (anche se in modo imperfetto) rispetto ad altri che attaccano, fanno la morale o criticano i suoi servi. Questa rivendicazione è interamente basata sulla grazia, non sul merito, e non ha lo scopo di distruggere i consolatori di Giobbe, ma di risanare anche loro. È incoraggiante ricordare che Dio ha a cuore le nostre relazioni con gli altri cristiani e che gli importa abbastanza da intervenire quando siamo umiliati e attaccati senza una buona ragione.